La stupidità funzionale blocca le aziende. Il conflitto le anima

La stupidità funzionale blocca le aziende. Il conflitto le anima

Si chiama “stupidità funzionale” ed è l’atteggiamento in ufficio per il quale viene richiesto alle risorse umane di attenersi solo a pratiche consolidate e alle direttive dei vertici aziendali, anche quando le ritengono migliorabili o addirittura errate. Ed è uno dei grandi limiti delle aziende tricolori, soprattutto perché imbrigliano la creatività e la possibilità di migliorarsi in favore di un usato neanche troppo sicuro.

Dalla ricerca Hr Trends and Salary Report 2017, realizzata dal gruppo Randstad con l’Alta Scuola di psicologia Agostino Gemelli (Asag) dell’Università Cattolica di Milano emerge che il 43% delle direzioni delle risorse umane pensa che la stupidità funzionale porti al fallimento degli obiettivi aziendali, il 36% ritiene che porti al successo, mentre per il restante 21% non porta né all’uno né all’altro. La situazione migliora quando si parla del conflitto creativo, che il 64% considera uno strumento di lavoro efficace e proficuo sotto ogni punto di vista, solo il 12% ritiene che sia negativo per i risultati aziendali, mentre il 24% mantiene un’opinione neutrale sull’argomento.

“L’indagine rivela una netta polarizzazione all’interno delle direzioni delle risorse umane fra chi ritiene che la stupidità funzionale porti al successo o al fallimento degli obiettivi aziendali – commenta Marco Ceresa, amministratore delegato di Randstad Italia. Il sostegno al conflitto creativo è più marcato, ma nella realtà delle prassi aziendali meno di un dirigente delle risorse umane su tre si adopera concretamente per sostenere un sano confronto critico fra dipendenti, dirigenti e gruppi di lavoro”.

La ricerca tasta anche il polso alle aziende per quanto concerne le prospettive occupazionali. Otto aziende su dieci sono pronte ad assumere nel 2017, ma la maggior parte trova candidati non idonei per carenza di competenze professionali specifiche (60%), poca esperienza lavorativa nel settore (47%) e scarsa conoscenza delle lingue straniere (35%). La ricerca rivela un forte aumento nelle assunzioni pianificate per l’anno in corso. L’80% delle aziende ha intenzione di assumere nuovi dipendenti (era il 62% nel 2016), soprattutto per far fronte a una carenza interna di competenze (37%), alla crescita nazionale o internazionale dell’azienda (25%) e alla crescita economica del mercato (22%). Altro aspetto analizzato è quello relativo alla carenza di competenze, che interessa l’81% delle organizzazioni italiane. Un dato in calo rispetto al 2016 quando era pari al 97,9%.

http://www.repubblica.it/economia/miojob/2017/07/11/news/la_stupidita_funzionale_blocca_le_aziende_litigare_fa_bene-169854752/?ref=RHPPBT-VE-I0-C6-P7-S3.2-T1

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