fonte: Città Nuova
Il “giuramento di Genovesi” per gli economisti. La proposta di Luigino Bruni
Si muore per una cura sbagliata come per un licenziamento o mutuo negato o perché il pane comincia a mancare su troppe tavole. L’etica economica è un bene di prima necessità, come aveva capito Ippocrate in campo medico. Una proposta e un forum
Quando si indossa un camice bianco da medico e da operatore sanitario bisogna fare una scelta: si può essere come Giuseppe Moscati, che vendeva i mobili di casa per curare gli ammalati senza reddito, oppure seguire le orme di Joseph Mengele, che certi pazienti li usava come cavia per esperimenti orribili. In mezzo ci sono i casi quotidiani di chi non ricorda il nome dei ricoverati ma solo il numero di letto o di conto corrente e chi sa che la considerazione integrale della persona è il primo farmaco che rigenera. Il giuramento di Ippocrate diventa in questi contesti la cartina al tornasole di un agire e di una considerazione sulla persona e sul paziente.
La più grave crisi economica del dopoguerra che il mondo sta vivendo ha radici antiche e responsabilità più recenti, ma non ha conosciuto finora l’apertura di tribunali internazionali in cui giudicare gli economisti. Se, come osserva lo psichiatra Luigi Zoja nel libro “La morte del prossimo”, l’analisi comportamentale di certi manager di successo rivela somiglianze inquietanti con i tratti patologici di alcuni criminali, le ragioni non si possono addebitare solo all’inclinazione personale, ma alla stessa impostazione sull’individualismo competitivo eretto a sistema di modello unico del mercato. Riscoprire il filone originale e autentico dell’economia civile, quella che concepisce la felicità solo come realtà condivisa e quindi pubblica, vuol dire rimuovere ostacoli remoti che si annidano dentro i modelli teorici prima che nelle prassi. Significa, ad esempio, riconsiderare, come fa Luigino Bruni, le penetranti e profetiche analisi di un pensatore come l’ebreo mantovano Achilie Loria che poneva all’origine del proprio interesse scientifico la considerazione del “dolore umano”.
Proprio per reagire alla crisi epocale che attraversa il nostro pianeta, lo stesso Bruni ha proposto dalle colonne della rivista Città Nuova l’adozione del “Giuramento di Genovesi” per gli economisti così come quello del greco Ippocrate di Kos (460 a.C.- 377 a.C.) per i medici. Il campano Antonio Genovesi (1713-1769) è stato storicamente il primo titolare di cattedra di economia nel mondo.
Su questa proposta, che sarà rilanciata sul quotidiano Avvenire e durante il convegno internazionale di Roma del 6 giugno e che rientra tra le iniziative legate ai trecento anni dalla nascita di Genovesi, riproduciamo il testo dell’articolo dell’economista Luigino Bruni sollecitando i contributi per un dibattito pubblico che interessa la società civile nel suo insieme, perché «l’etica economica è un bene di prima necessità».
Il “Giuramento di Genovesi” di Luigino Bruni
Una delle lezioni che dovremmo trarre da questa crisi, che si prospetta sempre più seria e lunga, riguarda le professioni economiche. In medicina da tempi remoti esiste il cosiddetto “Giuramento di Ippocrate”, che viene prestato dai medici e odontoiatri prima di iniziare la loro professione. Perché non prevedere qualcosa di simile anche per tutte le professioni economiche, non solo per i manager (per i quali se ne parla già da un po’), ma anche per commercialisti, consulenti, economisti, amministratori, bancari? Lo si potrebbe intitolare a un illustre economista del passato (Adam Smith o Antonio Genovesi, ad esempio), e creare dei momenti pubblici simbolici (al momento della consegna della laurea, dell’iscrizione all’albo, o della firma del primo contratto di lavoro).
Il giuramento è una forma di patto, che quindi utilizza registri e linguaggi più potenti di quelli dei soli contratti. Nel moderno “Giuramento di Ippocrate”, il medico si impegna, in quella che chiamano «alleanza terapeutica», a difendere la vita, di non compiere mai atti idonei a «promuovere la morte di una persona», di fondare i rapporti di cura sulla «fiducia e sulla reciproca informazione», e molto altro ancora.
«Nel ricevere oggi questa Laurea in Economia prometto che mi impegnerò a:
1) Guardare al mercato come un insieme di opportunità di mutuo vantaggio senza discriminazioni di lingua, sesso, credo, colore della pelle, e non come una lotta né una gara dove qualcuno vince a spese di altri;
2) Trattare i lavoratori mai solo come un costo, né solo come un capitale o una risorsa dell’impresa;
3) Riconoscere nella mia pratica professionale che lavoratori, soci, colleghi, fornitori e clienti sono prima di tutto persone, e con questa dignità vorrò rispettarle, valorizzarle, onorarle;
4) Rapportarmi con i miei interlocutori con benevolenza, fiducia, correttezza, giustizia, magnanimità, moralità e rispetto di ogni persona, convinto/a che l’etica della persona sia anche la migliore strada per una economia buona e sostenibile;
5) Vivere il mio lavoro come luogo di realizzazione personale e come contributo al Bene comune».
Certo, lo sappiamo, non bastano i giuramenti per fare un buon medico o un buon commercialista; ma, se i simboli e le “liturgie” sono curati e pensati, possono aiutare a creare una mentalità, una cultura soprattutto per i nuovi professionisti. Nella nostra società di mercato il peso delle scelte economiche nella vita della gente è crescente: si muore per una cura sbagliata, ma anche, lo stiamo tragicamente vedendo, per un licenziamento sbagliato o per un mutuo sbagliato. L’etica economica è un bene di prima necessità.