Leadership Umanistica e Sostenibilità: l’impresa un bene per cui lottare insieme

Leadership Umanistica e Sostenibilità: l’impresa un bene per cui lottare insieme

Per questo nostro nuovo intervento, vogliamo partire dalla fine di una vicenda durata molti mesi e recentemente conclusasi con esito positivo: si tratta della vertenza di Electrolux. Di seguito riportiamo alcune dichiarazioni dei soggetti che hanno partecipato alla costruzione del risultato finale.

 

Electrolux, firmato l’accordo: “Nessun licenziamento”

Electrolux è salva: è stato firmato infatti a Palazzo Chigi l’accordo tra governo, vertici aziendali e rappresentanti sindacali, che salva tutti i posti di lavoro. “Siamo arrivati ad un accordo significativo e importante e, grazie ad un nuovo approccio delle relazioni industriali moderno si preservano tutti i posti lavoro: nessun licenziamento e nessun esubero”, ha spiegato il ministro Federica Guidi. (Il Giornale)

 

Electrolux, i lavoratori approvano l’accordo: vota a favore l’80% dei dipendenti

“L’esito positivo della vertenza Electrolux – ha concluso il sindacalista – rappresenta una notizia positiva per l’intero mondo del lavoro, per il carattere sistemico e simbolico che ha assunto sin dall’inizio: preservando sia l’occupazione sia il salario, i dipendenti di Electrolux hanno dimostrato che, nonostante la crisi, i lavoratori italiani sono ancora pronti a battersi e che, quando opinione pubblica ed Istituzioni ci sono vicine, è possibile vincere”. (Repubblica)

Electrolux: vescovo Pordenone, è stata vittoria del dialogo

“Tutte le diverse istituzioni, lo Stato, la Regione ma anche l’azienda, gli operai, i sindacati, hanno cercato di tenere sempre aperta la porta del dialogo. C’è stata anche la piena valorizzazione delle persone e questo c’è quando ci si mette tutti attorno a un tavolo: si parla, ci si confronta e ci si ascolta”, sottolinea mons.Pellegrini. (PordenoneOggi)

Come cita una nota dell’azienda stessa, l’accordo siglato «permette una riduzione del costo del lavoro e del prodotto e prevede importanti azioni di efficienza produttiva nelle fabbriche italiane». Inoltre «consente, nel quadro del piano strategico 2014-2017, di procedere allo sviluppo operativo del piano industriale e alla allocazione degli investimenti previsti dal Gruppo per 150 milioni di euro». Electrolux prevede così volumi in crescita per tre fabbriche (Solaro, Susegana e Forlì) e una continuità delle produzioni per il sito di Porcia attraverso «una rifocalizzazione della missione sui segmenti più alti e a maggior valore aggiunto». Il voto del referendum dei lavoratori attesta definitivamente la buona riuscita dell’operazione.

Nonostante le affermazioni positive, l’intesa arriva dopo un lungo percorso di difficili trattative, ripensamenti, rivendicazioni e rinunce.

Nel 2013, infatti, Electrolux comunicò l’esubero di alcune centinaia di lavoratori e la necessità di riorganizzare gli uffici a favore di un’attività meno complessa, più veloce ed efficace nel raggiungere e gestire il mercato. Aprì quindi un’investigazione su tutti gli stabilimenti italiani per verificare se e con quali azioni di innalzamento di competitività e riduzione di costo fosse possibile ripristinare la sostenibilità delle produzioni, gravemente compromesse dal contesto europeo; un processo che avrebbe dovuto coinvolgere 1.000 impiegati in tutta Europa su 7.500 complessivi, 200 in Italia.  Per tutto questo lasso di tempo, mentre l’azienda si proponeva di trovare una soluzione che le consentisse di abbattere le spese, le organizzazioni sindacali si sono fatte sentire convocando assemblee, scioperi e manifestazioni a favore dei lavoratori. Anche le Istituzioni regionali e nazionali sono intervenute, preoccupate sia per le tensioni sociali derivanti dalla precaria situazione che per le conseguenze economiche di una possibile fuga all’estero dell’azienda.

La vicenda Electrolux é una delle tante che in questi anni di crisi si sono accumulate sui tavoli sindacali e istituzionali, probabilmente non una delle più complesse, ma, nonostante il suo esito positivo e le diversità che caratterizzano le singole esperienze, anch’essa frutto di un unico comune denominatore: la perdita del senso di “bene comune”. La vicenda narrata é un esempio di come sia possibile lavorare insieme per ottenere un risultato che soddisfi tutti, ma é un caso fortuito o davvero un’esperienza replicabile? Sicuramente é migliorabile.

Il manager umanistico, così come lo intendiamo noi, infatti interviene a monte, assumendosi sin dall’inizio della sua “impresa” una responsabilità “allargata”, non limitata. Non é colui che lotta per la cassa integrazione o per le sovvenzioni statali, questa é una misura estrema, di urgenza, ma colui che é impegnato nella tutela del bene azienda: un bene che si considera inserito nel territorio, non in quanto fruitore di risorse, ma esso stesso risorsa, che non viene costruito e poi spostato o distrutto senza preoccuparsi delle conseguenze. É un leader che si coinvolge in prima persona, che progetta una sostenibilità a lungo termine a favore del tessuto socio-economico, non in contrapposizione.

C’è lo conferma in qualche modo anche il presidente veneto di Confartigianato, Giuseppe Sbalchiero, quando afferma: “Se i grandi imprenditori avessero pensato un po’ di più al sociale e un po’ meno alle loro tasche oggi non saremmo in questa condizione”.

Pubblicato da Progetto Manager: http://progettomanager.federmanager.it/read/numero/luglio-agosto-2014/

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